Aumento dei tassi di interesse di 0,75 punti, il più grande aumento della storia nella zona euro

La BCE alza i tassi di interesse del 75% nella sua lotta contro l’inflazione

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La Banca Centrale Europea (BCE) ha confermato questo giovedì la sua lotta contro l'inflazione annunciando il più grande aumento dei tassi di interesse nella zona euro nei suoi quasi 24 anni di storia.

La BCE ha aumentato il prezzo del denaro di tre quarti di punto, all'1,25%, per fermare l'aumento dei prezzi che ha già raggiunto il 9,1%, nonostante gli evidenti segnali di recessione che esistono attualmente nell'Eurozona. Questa percentuale è più vicina a quella registrata nel Regno Unito (1,75%) e negli Stati Uniti (2,25%).

L'organismo guidato da Christine Lagarde ha annunciato anche nuovi aumenti per le prossime riunioni per fronteggiare il rischio di un forte aumento "delle prospettive di inflazione". A sua volta, la BCE ha spiegato che "vogliono garantire che l'inflazione ritorni all'obiettivo del 2% nella zona euro nel medio termine".

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Questa decisione è stata presa per combattere l'inflazione, dato che le previsioni di primavera non sono state rispettate, poiché sia ​​la guerra in Ucraina che la crisi energetica rendono difficile la riduzione dei prezzi in Europa.

In soli due mesi e con due movimenti chiave, la Bce si è lasciata alle spalle otto anni di tassi negativi e di ampia espansione monetaria, riportando i tassi di interesse a livelli simili a quelli del 2011.

Nel prendere questa decisione, la BCE si è basata su prospettive diverse dei suoi economisti, i quali prevedono che l'inflazione media quest'anno potrebbe raggiungere l'8,1%, rispetto al 6,8% valutato nel mese di giugno. Entro il 2023, si ritiene che sarà del 5,5% ed entro il 2024 sarà del 2,1%.

Anche la Banca Centrale Europea ha ammesso che le conseguenze della guerra in Ucraina porteranno alla stagnazione dell’economia negli ultimi mesi dell’anno e nel primo trimestre del 2023. Per il prossimo anno, la BCE è passata dal valutare una crescita del 2,1% per considerare una crescita dello 0,9%. D’altro canto, il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro è un’altra delle chiavi che hanno portato a questa decisione.

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In questo modo, l’aumento dei tassi di interesse ha una conseguenza diretta sulla macroeconomia, poiché l’attività economica si riduce a causa dell’aumento del costo dei prestiti, che in teoria porterebbe ad un allentamento dell’inflazione. D’altro canto, ciò ha forti conseguenze anche per i clienti bancari, perché se diventa più costoso per gli enti finanziarsi, questi trasferiranno il costo sui prestiti che concedono ai loro clienti e sui mutui ipotecari.

Con ciò i mutui diventeranno più cari per chi attualmente compra casa e per chi ha già un mutuo a reddito variabile, il che potrebbe tradursi in un raffreddamento dei consumi e degli investimenti derivante dal timore di imprese e cittadini di indebitarsi perché costa più di prima, uno dei principali dubbi che la Bce sta affrontando con l’aumento dei tassi di interesse.